Sono passati 150 anni dall'arrivo di Garibaldi a Palermo.
"E allora?" si chiederebbe qualcuno, "che ce ne frega?"
Nulla, rispondo io, una semplice coincidenza.
Il fatto è che ultimamente con la mia collega Ida L.P. abbiamo iniziato a lavorare proprio sul periodo post garibaldino, quello che coincide con l'Unità d'Italia.
"E allora?" si chiederebbe sempre il medesimo personaggio.
Allora il 2010 è forse per molti di noi una data di discrimine. Per me probabilmente coinciderà coll'interrompersi (momentaneo o definitivo, qui sait) del sodalizio con la collega Ida, per motivi non dipendenti dalla nostra volontà. Ho pensato quindi di aprire un blog, questa volta serio, che tributi un minimo di omaggio a questa strampalata signora di quasi 60 anni, che ha contribuito con il suo lavoro a far crescere molti alunni e in buona parte anche lo scrivente. Se non fosse anche per lei sarei ancora più grezzo e rozzo di quello che sono.
Il titolo del blog e il suo URL sono quindi evocativi: il primo mi ricorda il nome della mia collega (ma anche la disponibilità ad avere una mente sempre aperta e ricettiva, rivolta a fare il bene e non il male), mentre il secondo è un invito urlato a questa città a risollevarsi ad alzare la testa, visto che sta toccando dei livelli sempre più bassi.
Studiando la sua storia mi sono accorto che Palermo, come un essere vivente, ha avuto, nel corso della sua esistenza, momenti di gloria e splendore seguiti ad altri di disgrazia e decadenza. Cercando di capire come mai ciò sia potuto accadere, mi sono ritrovato a dover constatare amaramente che ogni volta che la città ha rialzato la testa lo ha fatto spesso grazie alla presenza di qualche personaggio esterno, venuto da fuori a "liberarci" (senza che poi la promessa sia stata però mantenuta). Abbiamo avuto sempre bisogno di qualcuno che ci desse la spinta buona per partire, salvo poi inglobarlo e fagocitarlo nel solito vizio nostrale che è fatto di dubbi, ignoranza, incertezze, diffidenza verso il cambiamento.
Oggi Palermo va sempre più giù, è una città morente, come morente mi appare un pò tutta la civiltà occidentale. Palermo, però, questa decadenza occidentale mi pare la sappia incarnare perfettamente soprattutto nel rifiuto oramai diffuso verso la condivisione di alcuni valori minimi comuni. Palermo, come l'occidente, ha da proporre, oggi, solo valori individuali, personali, riguardanti solo piccoli gruppi di persone. Non siamo mai stati forti in collettività, non è stata mai la nostra materia di studio. Eppure ricordo che dal muratore al professore universitario tutti si credesse in qualcosa di comune, una sorta di sostrato che era condiviso da tutti.
Non voglio essere nostalgico ma mi limito ad osservare come va la vita adesso. Certo bisognerà attrezzarsi, e in questo mi rivolgo ai nostri figli (un quarantenne oggi al mio posto scriverebbe forse "ai miei figli)" se vogliono, sopravvivere con decoro e libertà di azione e pensiero cosa che distingue uno schiavo da una persona libera. Bisognerà tirar fuori le unghia e dare di gomito: da soli però, senza aspettarsi nulla da nessuno. Da soli!
Io però sono abbastanza vissuto per poter desiderare di restare nel mio mondo fatato, illudendomi e cazzeggiando anche un pò, finchè mi resterà un barlume di ironia a spingermi a comunicare.
Vi aspetto quindi sul blog. Se volete partecipare, come sempre lasciate un messaggio, altrimenti continuerò per la mia strada solitaria, cu c'è, c'è.
Ah, dimenticavo! I post che pubblicherò, parleranno prevalentemente d'arte e curiosità riguardanti il passato della nostra città. Ma i riferimenti al presente ci saranno sempre.
"E allora?" si chiederebbe qualcuno, "che ce ne frega?"
Nulla, rispondo io, una semplice coincidenza.
Il fatto è che ultimamente con la mia collega Ida L.P. abbiamo iniziato a lavorare proprio sul periodo post garibaldino, quello che coincide con l'Unità d'Italia.
"E allora?" si chiederebbe sempre il medesimo personaggio.
Allora il 2010 è forse per molti di noi una data di discrimine. Per me probabilmente coinciderà coll'interrompersi (momentaneo o definitivo, qui sait) del sodalizio con la collega Ida, per motivi non dipendenti dalla nostra volontà. Ho pensato quindi di aprire un blog, questa volta serio, che tributi un minimo di omaggio a questa strampalata signora di quasi 60 anni, che ha contribuito con il suo lavoro a far crescere molti alunni e in buona parte anche lo scrivente. Se non fosse anche per lei sarei ancora più grezzo e rozzo di quello che sono.
Il titolo del blog e il suo URL sono quindi evocativi: il primo mi ricorda il nome della mia collega (ma anche la disponibilità ad avere una mente sempre aperta e ricettiva, rivolta a fare il bene e non il male), mentre il secondo è un invito urlato a questa città a risollevarsi ad alzare la testa, visto che sta toccando dei livelli sempre più bassi.
Studiando la sua storia mi sono accorto che Palermo, come un essere vivente, ha avuto, nel corso della sua esistenza, momenti di gloria e splendore seguiti ad altri di disgrazia e decadenza. Cercando di capire come mai ciò sia potuto accadere, mi sono ritrovato a dover constatare amaramente che ogni volta che la città ha rialzato la testa lo ha fatto spesso grazie alla presenza di qualche personaggio esterno, venuto da fuori a "liberarci" (senza che poi la promessa sia stata però mantenuta). Abbiamo avuto sempre bisogno di qualcuno che ci desse la spinta buona per partire, salvo poi inglobarlo e fagocitarlo nel solito vizio nostrale che è fatto di dubbi, ignoranza, incertezze, diffidenza verso il cambiamento.
Oggi Palermo va sempre più giù, è una città morente, come morente mi appare un pò tutta la civiltà occidentale. Palermo, però, questa decadenza occidentale mi pare la sappia incarnare perfettamente soprattutto nel rifiuto oramai diffuso verso la condivisione di alcuni valori minimi comuni. Palermo, come l'occidente, ha da proporre, oggi, solo valori individuali, personali, riguardanti solo piccoli gruppi di persone. Non siamo mai stati forti in collettività, non è stata mai la nostra materia di studio. Eppure ricordo che dal muratore al professore universitario tutti si credesse in qualcosa di comune, una sorta di sostrato che era condiviso da tutti.
Non voglio essere nostalgico ma mi limito ad osservare come va la vita adesso. Certo bisognerà attrezzarsi, e in questo mi rivolgo ai nostri figli (un quarantenne oggi al mio posto scriverebbe forse "ai miei figli)" se vogliono, sopravvivere con decoro e libertà di azione e pensiero cosa che distingue uno schiavo da una persona libera. Bisognerà tirar fuori le unghia e dare di gomito: da soli però, senza aspettarsi nulla da nessuno. Da soli!
Io però sono abbastanza vissuto per poter desiderare di restare nel mio mondo fatato, illudendomi e cazzeggiando anche un pò, finchè mi resterà un barlume di ironia a spingermi a comunicare.
Vi aspetto quindi sul blog. Se volete partecipare, come sempre lasciate un messaggio, altrimenti continuerò per la mia strada solitaria, cu c'è, c'è.
Ah, dimenticavo! I post che pubblicherò, parleranno prevalentemente d'arte e curiosità riguardanti il passato della nostra città. Ma i riferimenti al presente ci saranno sempre.
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