La chiesa
Verso la fine del XVI secolo, i padri del Terzo Ordine di S.Francesco acquisirono l’adiacente Palazzo Bonet che decisero di ampliare, incorporandolo in un nuovo
convento. Inoltre, trasformarono un’antica cappella già esistente in una chiesa
dedicata a Santa Maria della
Misericordia sul cui altare maggiore posero l’immagine della miracolosa Madonna della Pietà (1470). Quindi,
grazie ad elemosine e contributi da parte di illustri palermitani dell’epoca ed
alla generosità del Senato della città,
decisero di realizzare un tempio più grande, realizzato secondo forme tardo
rinascimentali.
Il progetto originale fu
affidato all’architetto del Senato Mariano
Smiriglio il quale incorporò nel transetto la chiesetta originaria. I
lavori iniziarono nel 1606 e durarono più di trenta anni anche perché le
fondamenta poggiavano su di un suolo fangoso e privo di roccia in quanto
originariamente in quel sito c’era un’ansa del torrente Kemonia.
La chiesa fu terminata nel 1632 e dedicata a Santa
Maria della Misericordia anche se fu sempre chiamata Sant’Anna in onore della santa che il Senato palermitano, nel 1639,
avrebbe proclamato copatrona della
città
A causa della precarietà delle sue fondamenta,
la chiesa subì, nel corso dei secoli, una serie di eventi che la danneggiarono
e ne cambiarono profondamente l’aspetto. In particolare, a seguito del
terremoto del 1726, l’austera facciata tardo rinascimentale subì notevoli danni per cui si decise di costruirne una nuova, su tre ordini, i
cui lavori vennero affidati all’architetto trapanese, Giovanni Biagio Amico.
Quasi un secolo dopo, nel 1823, un ulteriore
terremoto fece crollare il terzo ordine della facciata che assunse, così,
l’aspetto attuale.
Le disgrazie però non
finirono qui: il 1° marzo del 1943 la facciata della chiesa venne scalfita
dalle schegge di una bomba caduta nella piazza e, infine, il 6 settembre 2002
un ennesimo sisma ha costretto la chiesa ad una lunga chiusura per restauro.
La facciata
Come già detto, la facciata
originaria, più austera, fu sostituita da quella attuale che, fu realizzata su tre ordini ma, a causa del
terremoto del 1823, il terzo crollò.
Malgrado ciò il suo aspetto è tra i più
scenografici del barocco palermitano, grazie alle sue forme sinuose che
ricordano le Cattedrali di S. Giorgio, a
Ragusa e Modica, secondo i dettami del Barocco romano del Borromini. Quello che la caratterizza è
l’effetto di chiaroscuro dato dall’alternarsi delle colonne e delle nicchie,
con le statue che la adornano.
San.Gioacchino |
Partendo dal basso, nel primo ordine, si
riconoscono le statue di San Giuseppe,
S.Elisabetta, S.Anna, San.Gioacchino; nel secondo ordine vi sono le statue
di S.Antonio da Padova e di S. Ludovico.
Tali opere furono realizzate dagli
artisti Giacomo Pennino, Gioacchino
Vitagliano e Lorenzo Marabitti su disegno di Giacomo Serpotta. Di particolare riguardo è l’altorilievo posto
sul portale principale raffigurante "La
pietà" di Lorenzo Marabitti.
La pietà |
L’interno
E’ a tre navate, separate da colonne in marmo
grigio con archi a tutto sesto, e si conclude con un ampio presbiterio
rettangolare. Era stata prevista una cupola mai realizzata a causa dei già
detti problemi di staticità; al suo
posto si trova adesso un soffitto ligneo
decorato a trompe-l’oeil che simula la cupola,
Le navate laterali presentano cappelle coperte,
da cupolette con lanternino.
Le pareti ed il soffitto furono ricoperti,
all’inizio del ‘700, da una “decorazione
a fresco” quasi del tutto scomparsa dopo il terremoto del 1823.
Resta quella del transetto, con l’Ascensione, di Vito d’Anna, a
sinistra, e L’Assunzione della Vergine
di Filippo Tancredi, a destra. I grandi pilastri che si trovano davanti al
presbiterio sono interamente decorati in
oro con medaglioni che imitano lo stucco. La volta del presbiterio è
affrescata e, sul suo sfondo, si trova un organo
del XVII secolo.
Sopra i due altari del
transetto (dove era la chiesetta
originaria) troviamo:
- a sinistra “Madonna della Pietà” (1470) affresco attribuito a Tommaso de
Vigilia
Madonna della Pietà |
- a destra “Immacolata Concezione” di Geronimo Gerardi (1612-1666) (pittore
fiammingo)
Immacolata Concezione |
A sinistra dell’Altare Maggiore troviamo la Cappella della “Pietà” con un Crocifisso ligneo su croce di tartaruga
posto al centro di marmi policromi a forma di sipario sollevato da putti.
Nella navata di destra ricordiamo:
- la prima cappella, con la statua della Madonna di Sant’Anna con Maria bambina,
portata in processione per le strade del quartiere
- la seconda, con decorazioni in marmo;
sull’altare la “Vergine che appare a
S.Diego” di Filippo Tancredi (1704)
- la terza, con, al centro la “Sacra Famiglia” con Sant’Anna e S.Gioacchino di Melchiorre Barresi (1596) e, ai lati, “S.Anna e la Vergine ” e
“L’annunciazione di S.Anna” di Elia Interguglielmi (1767)
- la quarta, con la tela seicentesca di
anonimo, raffigurante S.Rosalia che
prega sulla città
- la quinta, ha una tela, attualmente in
restauro, di E.Interguglielmi
“S.Nicola in Gloria
(1767).
Nella navata di sinistra troviamo:
- la prima cappella, con affreschi di Filippo Tancredi che raffigurano “La
Madonna e S.Simone
Stock”
- la seconda cappella, dedicata a S.Gioacchino, ricoperta di marmi, con
un grande stemma sorretto da puttini, posto sopra
l’altare
-la terza cappella accoglie la statua lignea di
S.Giuseppe, eseguita da Baldassarre Pampillonia all’inizio del XVIII secolo
- la quarta cappella, dedicata a S.Francesco, decorata con affreschi
settecenteschi raffiguranti “S.Elisabetta
d’Ungheria” e “S.Luigi di Francia”
- la quinta cappella con una statua di “S.Antonio da Padova” ed affreschi
anonimi
Inoltre, nella seconda
colonna a sinistra, un pulpito ligneo scolpito
da Giacomo Pianelli (1740)
e, sulle pareti
di fondo, sopra le porte laterali d’accesso alla chiesa, due tele del XVII
secolo attribuite a Leonardo Bazzano:
a destra “S.Francesco con Santa
Elisabetta” e a sinistra il “Beato
Guglielmo di Scicli” .
Il convento
Adiacente alla chiesa, il Convento fu
costruito, per i padri del Terzo Ordine
Francescano, tra il 1606 e il 1648 attorno ad un grandioso portico rinascimentale. Si accede al
convento tramite un portale esterno
che immette nello scalone.
Portico |
Nell’area del convento sorgeva, alla fine del
XIII secolo il Palazzo di Saint-Rémy abitato dal prefetto del re Carlo D’Angiò, Giovanni di Saint-Rémy. Quando i palermitani insorsero contro
l’oppressione angioina nel 1282, il palazzo fu assalito dai rivoltosi e più di
2000 francesi furono massacrati. Il Saint-Rémy, fuggì e si rifugiò nel Castello di Caccamo dove però i caccamesi lo catturarono e giustiziarono.
Nella stessa area, tra il 1488 e i primi del
‘500, fu costruito il palazzo di Gaspare
Bonet, mercante di origine catalane, di cui resta la parte sud-orientale con la torre. L’edificio, nella seconda metà
del ‘600, fu annesso al Convento ed adattato alle esigenze dei padri
Francescani.
Nel 1872, con la soppressione degli ordini
religiosi, chiesa e convento vennero requisiti e consegnati al Municipio di
Palermo che li destinò a vari usi:: fu sede delle Guardie daziarie municipali e poi, dopo il 1878, del Liceo Ginnasio Umberto I.
Solo nel 1930, il Convento fu restituito ai
frati che ne occuparono una parte e ripresero a dire messa nella Chiesa che,
per anni, era stata destinata a “granaio municipale”.
Le recenti opere di
restauro condotte dalla Soprintendenza
ai Beni Culturali, hanno consentito di poter
destinare buona parte dei locali del convento alla Galleria d’Arte Moderna, restituendolo
così pienamente alla fruizione della cittadinanza.
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